Le nuove tendenze alimentari sono sempre meno legate ad una effettiva esigenza di salute
Il problema della nutrizione e'da sempre, ed in senso lato, una delle grandi ossessioni della società moderna e contemporanea. Dalle tavole rotonde sulla fame nel mondo al fanatismo legato alla ricerca della forma fisica perduta o mai avuta, il cibo è sempre al centro dei nostri pensieri. Basti pensare al proliferare di trasmissioni culinarie, gare alimentari e simili che negli ultimi anni hanno monopolizzato il tubo catodico, dettando legge nel nostro modo di nutrirci e di cucinare. Va detto che sull'argomento la collettività è estremamente sensibile, dunque la nuova ricetta che sposa gusto e salute, o la nuova dieta che promette miracoli in breve tempo riscuotono un immediato ed enorme successo: ascolti alle stelle per le trasmissioni del campo, boom di visite per gli articoli in rete, numeri esauriti in meno che non si dica per le riviste del settore.
Addirittura ci si avvicina a tematiche che riguardano solo una parte della popolazione, come quella costretta ad alimentarsi in un determinato modo a causa di gravi intolleranze alimentari. Un esempio su tutti è quello della cosiddetta dieta gluten free, cioè il tipo di alimentazione priva di
glutine che, nata come specifica e dedicata a persone affette da grave allergia a tale sostanza, ha finito per diventare una vera e propria fashion tendence.
Alcune star hollywoodiane, per esempio, come la diafana Gwyneth Paltrow, ne hanno fatto il baluardo del loro benessere a 360 gradi, vantando le meraviglie di questo tipo di alimentazione, e demonizzando l'odiata sostanza. In realtà, mangiare senza glutine ha, o perlomeno dovrebbe avere,motivazioni molto più serie di quanto potrebbero esserlo quelle legate alle esigenze modaiole. Prima di tutto motivazioni legate alla salute: l'allergia al glutine si manifesta come una vera e propria malattia autoimmune,la celiachia, che, ove non diagnosticata in tempo o non curata, porta a complicazioni piuttosto serie.
Si tratta di una malattia autoimmune di tipo genetico-familiare da cui si è affetti da sempre, ma di cui si è inconsapevoli fino all'esplodere della stessa. Nulla a che vedere con le manie di una diva capricciosa,insomma, soprattutto considerando che non sempre è facile arrivare ad una diagnosi, vuoi per l'insidiosità della malattia stessa, vuoi per l'inspiegabile reticenza dei medici a procedere con le specifiche analisi del caso.
Dunque, se per un celiaco appare difficile la certificazione che permetterebbe il rilascio di un bonus mensile il cui importo si aggira intorno ai 100 euro, certe persone si permettono il lusso di scegliere questo tipo di dieta, perché è salutare, di tendenza,perché "si dimagrisce". Nulla di più sbagliato; dieta vuol dire alla lettera "modo di vivere", ergo per degenerazione linguistica un regime alimentare non necessariamente e non esclusivamente finalizzato alla perdita di peso. I cibi senza glutine sono ricchi delle medesime calorie degli altri, un po' come quelli integrali, e peraltro costosissimi, secondo la nota legge della domanda che aumenta determinando appunto un'offerta a costo elevato. Senza contare che chi è costretto a consumarne ne farebbe volentieri a meno.
Cosa dire poi della cosiddetta alimentazione bio? Occorre una gran dose di ottimismo e fiducia, mista se vogliamo ad un pizzico di incoscienza, per non farsi cogliere dal sospetto che questo o quell'imprenditore non pensi di arricchirsi cavalcando l'onda e propinandoci cibi ottenuti chissà come, ed in quanto tali molto più dannosi dei tanto vituperati alimenti che siamo abituati a vedere sulle nostre tavole. Quante le frodi alimentari di cui non si ha cognizione, quante le truffe e le pericolosissime adulterazioni che ci tengono nascoste? Dall'olio esausto filtrato e venduto come extravergine, alla farina bianca mischiata con la crusca e millantata come integrale, quante le terribili sofisticazioni perpetrate al solo scopo del vile guadagno?
Ecco perché certe battaglie sedicenti etiche e/o salutistiche, condivisibili o meno senza che si debba temere discriminazioni di sorta, lasciano il tempo che trovano, anzi, alimentano determinati comportamenti da parte di persone prive del benché minimo scrupolo.
Un discorso a parte meritano poi i vegani, che affrontano una battaglia di vera e propria evangelizzazione delle masse, puntando alla spettacolarizzazione anche crudele, alla polemica virulenta ed all'effetto compassione nei confronti dei poveri animali. Anche questo rientra nelle mode dei tempi; portare avanti la battaglia del veganesimo e'davvero privilegio di pochi, vista la difficoltà nel mantenerne la costanza e le conseguenze sulla salute, a dispetto del fatto che i seguaci credano quasi di poter raggiungere l'immortalità.
Quello che colpisce è soprattutto il fatto di voler etichettare chi non sposa questo tipo di alimentazione: chi mangia la carne è un assassino,
e su di lui si abbatterà l'inesorabile punizione divina. Al di là di ogni personale considerazione, ciascuno dovrebbe essere libero di mangiare quello che crede, sempre nel rispetto altrui. Rispetto, questo sconosciuto.
C'è chi, per esempio, a bere latte vegetale di soia è costretto a causa di intolleranza alle proteine del latte vaccino. C'è chi potrebbe berlo e non lo fa,per non sfruttare l'animale. Ammirevole scelta; ma, appunto, una libera scelta che non dovrebbe diventare sinonimo di pulizia morale né imporsi agli altri. Altrimenti, perderebbe i connotati e le caratteristiche della scelta.
Come difenderci dunque da frodi alimentari, dottrine fanatiche e necessità che devono opportunamente diventare virtù? In un paese come questo, appare
inutile pensare ad una difesa di questo genere; dunque ciascuno dovrebbe seguire la propria strada evitando di sindacare o condizionare le altrui preferenze.
Siamo quello che mangiano; meditate, gente...
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